Con emozione oggi vi presento un pirografista italiano conosciuto a livello internazionale. Da molti definito un “maestro” per i suoi ritratti realistici su tavola. Cari amici della pirografia, vi presento Roberto, in arte Framàr.
Ringrazio ancora una volta Roberto per avermi concesso questa intervista, ne sono davvero onorata!
Ciao Roberto, vuoi presentarti?
Mi chiamo Roberto Frangioni, nato a Portoferraio 47 anni fa e tuttora residente all’Isola d’Elba.
Ora fai il pirografista di professione? Prima che lavoro facevi?
Pirografare, diciamo disegnare in generale, è il mio lavoro da 5 anni e mezzo. Prima ho svolto diverse professioni; per ultima avevo una ditta di trasporto e spedizioni.
Quando hai iniziato a pirografare?
Ho scoperto la pirografia per caso 5/6 anni fa.
Qual è stato il tuo primo pirografo e il tuo primo lavoro?
Ho sempre avuto un Brenn- Peter junior, pirografo che ancora oggi consiglio a tutti quelli che mi chiedono. Il primo tentativo di pirografia, creato con un pirografo mono temperatura, fu quello di disegnare l’entrata del porto di Portoferraio su un pezzetto di tavoletta di compensato di pioppo.
Perché ti firmi con il nome Framàr?
Parte fondamentale della mia esistenza, e anche della firma, riguarda mio padre. Iniziai con lui a disegnare da piccolissimo, era uno dei nostri tanti giochi. All’età di 9 anni disegnavo, insieme a lui, con inchiostro di china. Tanti pensano che io condivida il disegno con tutti (essendo il mio lavoro, mostrando le mie pirografie virtualmente e non) in realtà l’unica persona con la quale ho condiviso il disegnare e tutto quello che questo comporta, è stata sempre e solo lui. Mettersi gomito a gomito a disegnare era uno dei tanti modi che avevamo per stare insieme, ritrovandoci in quel mondo immaginario e fantastico, tutto nostro, in cui ci calavamo ogni volta che ci ritrovavamo con un foglio bianco davanti a noi ad aspettarci. Quando mancò, proprio mentre si stava progettando come aprire un attività insieme, tutto finì…non solo il disegnare!
In tutti quegli anni privi di luce che seguirono il disegnare non aveva più senso, nemmeno mi mancava!! lo sentivo come una energia che era nata con lui e con lui era andata via!! Ma come non si può governare gli accadimenti devastanti che ti colgono all’improvviso durante il cammino, nemmeno si può decidere l’arrivo di quelli entusiasmanti come la nascita di mio figlio! Erano passati 13 anni da quando avevo smesso di disegnare e, come la voglia era andata via (al punto da credere che non avrei mai più disegnato), così tornò e in quel momento scoprì la pirografia ed un’altra strada tutta da scoprire si era aperta davanti ai miei occhi.
Mio padre e mio figlio..una vita, la mia, che gira intorno a loro..entrambi Frangioni Marcello, da li la firma Framàr.
Ora che pirografo usi?
Sempre un Brenn Peter junior.
Che legno preferisci pirografare? Il supporto ligneo lo prepari tu o lo compri già pronto?
Non pirografo in modo tradizionale ma in relazione a come percepisco il supporto e a come risponde al calore e in base a questo mi adeguo. Non trovo differenza nel pirografare un supporto morbido o duro, un compensato o un massello. I supporti lignei, dalle semplici tavolette di compensato ai masselli, al cuoio, ecc., li compro già fatti.
Per realizzare i tuoi ritratti parti da un disegno riportato su legno oppure pirografi direttamente sulla tavola?
Tutto dipende dal soggetto. Se mi viene chiesto un ritratto l’impostazione a matita sarà dettagliata. Se invece mi viene chiesto ad esempio di fare un animale, con questo intendo non “quel” lupo ma “un” lupo, l’impostazione a matita sarà più sommaria. Questo non toglie che capita anche di iniziare direttamente con il pirografo senza dei punti di riferimento a matita.
Come scegli i soggetti da ritrarre?
I miei lavori, nel 99% dei casi, sono commissioni, quindi il soggetto viene scelto dal cliente. Quando capita invece che sia io a sceglierlo, ad esempio in occasione di una mostra, scorro immagini “vagando” sul web fino a quando non arriva il momento in cui una di queste mi “chiama”.
I tuoi ritratti realistici sono conosciuti in tutto il mondo, hai fatto degli studi di disegno di anatomia prima?
Ti ringrazio..no, sono un autodidatta per scelta da sempre. Se ho avuto un maestro, anche se poi non mi ha mai detto “come fare” perché il creare deve essere fatto in libertà, è stato mio padre. Non ho mai studiato in campo artistico ma per un fatto molto semplice (e con questo non voglio dire che non serva farlo..anzi..diciamo è un mio limite) e cioè che l’aspetto tecnico non mi ha mai affascinato. Per me l’approccio deve essere sempre naturale, istintivo.
Dal punto di vista del lavoro finito ti ringrazio per l’uso del termine “realistico” ma non ho mai cercato un tale effetto finale. Credo che ognuno abbia una sua idea del disegno, una sua visione, un modo più o meno “diretto” di trasferire quello che abbiamo dentro, per mezzo di uno strumento, sopra un supporto. Non riuscirei mai a creare maniacalmente “pelo per pelo”. E’ come se i miei occhi “sintetizzassero” quello che vedono e poi la mano prova a ricreare, ma sempre cercando un modo che possa prevedere un minimo di sperimentazione.
Nel tuo lavoro hai mai incontrato personaggi famosi?
I miei lavori sì, io mai. Non amo mostrarmi, non è un aspetto che mi interessa e non rispecchia quello che io intendo per “disegnare”. Sono capitate commissioni che sono state regalate a personaggi famosi, diciamo “importanti”, anche se per me ogni persona che mi sceglie e mi da’ la responsabilità di creargli un lavoro lo è. Come Terence Hill: una parte della troupe di Don Matteo mi fece fare un ritratto da regalargli a fine riprese. Valentino Rossi: a lui è capitato diverse volte, sia che gli abbiano regalato dei miei ritratti , sia che gli abbiano mostrato dei miei lavori per farli autografare. Loris Capirossi, Paolo Simoncelli (un ritratto del figlio,l’indimenticato Sic), Emma Marrone, Fedez e altri.
C’è un ritratto a cui sei più affezionato?
Ci sono stati ritratti che mi hanno colpito più di altri una volta finiti perché certi effetti che avevo provato a fare per ottenere un determinato risultato, erano risultati migliori di come avessi sperato. Ma il termine affezionato non mi sentirei di usarlo perché so già in partenza che non saranno miei. Questo partendo da un dato di fatto che per me è un fondamentale, non solo in campo creativo. Il “bello” e in generale “quello che può stupirmi” non potrei mai essere io a farlo. Questo perché un mio lavoro lo vedo nella mia mente ancora prima che nasca, per poi svilupparlo minuto dopo minuto e quindi mi ci “abituo”; questo non potrebbe mai portare i miei occhi a sorprendersi una volta che lo vedono terminato. Solo un lavoro fatto da un altro artista, che mi coglie alla sprovvista, inaspettato, potrà creare in me quella meraviglia così potente di cui ho dispiacere solo quando termina, non certamente quando ho la fortuna di imbattermici.
Che consigli daresti a una persona che vorrebbe iniziare a pirografare ritratti?
Di divertirsi sempre. Di portare, nel caso abbia conoscenze o capacità nel disegno classico, quello che ha dentro in pirografia ma senza che questo lo limiti. Di provare a liberarsi da tutto, per primo dal timore dell’errore che certe tecniche possono far emergere, cercando una propria strada. Prendere spunto eventualmente da altri ma non fossilizzarsi perché ognuno ha un suo modo e non ne esiste un migliore, ma solo uno che possa piacere a quella persona che ti sceglierà per ritrarre un qualcosa o un qualcuno ha cui è legata.
Hai mai pensato di fare corsi di pirografia avanzata per coloro che vogliono imparare la tua tecnica?
Tantissime volte mi sono arrivati inviti, anche inaspettati, da Comuni non solo elbani e altre strutture, come scuole, per usufruire di spazi ed insegnare. Altre volte da privati mi sono arrivati inviti a farmi filmare in modo professionale per poi mettere in commercio video/tutorial. Il fatto è che non mi sono mai sentito un maestro e al tempo stesso chi lo è deve avere conoscenze mirate su tutti quegli aspetti tecnici che poi sono le fondamenta dell’insegnamento. Ma per me, come dicevo sopra, la tecnica non è parte stimolante del disegno. Il grosso di tutto quello che percepisco potrei provare a spiegarlo ma non so quanto potrebbe essere compreso.
Quando, ad esempio, mi trovo davanti delle scatole con dei supporti lignei, ma anche non di legno, ed inizio a guardarli, ci sono dei pezzi che è come se mi mostrassero cosa pirografarci. Un pezzo con quella particolarità in cui vedo un certo soggetto che potrà entraci e valorizzarla. Un altro con quel nodo ed io non saprei come spiegarlo. Aggiungi poi che parte della mia giornata la dedico a rispondere a chi mi chiede dei consigli, a chi mi invia lavori per dirgli cosa ne penso e per me questo è già stimolante (anche se a volte faticoso) perché lo spirito mio è sempre quello di stimolare qualcuno a “provare”.
Hai un sito o un negozio?
No, non ho un negozio. Il mio sito è www.arteelba.it .
Ultima domanda: chi volesse commissionarti un ritratto come deve fare?
Può inviarmi una immagine nitida e in primo piano sulla mail arteelba@yahoo.it ed o risponderò con un preventivo, indicando anche i tempi di consegna.
Se questo articolo ti è piaciuto, lascia un commento qui sotto.
Condividi questo articolo agli amici!